La sexy colf

La sexy colf: racconto erotico

Herrena si era messa a quattro zampe, eseguendo il mio ordine alla perfezione.

Spalmare la vaselina sullo scopino del water mi rinvigoriva, regalandomi un erezione di cui tutt’ora vado molto orgoglioso.

Aveva a dosso solamente il grembiulino  che le avevo comperato per il lavoro, sotto il quale era completamente nuda e vulnerabile. Amavo le donne nude e vulnerabili.

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-Ok, adesso potrei farti un po’ male, Herrena.- dissi, infilandole lo scopino nel culo.

-Perfetto, adesso sei a tutti gli effetti una lava cessi ambulante di tutto rispetto.

Guardare quella donna che aveva partorito tre figli e che era disposta a tutto pur di arrivare a fine mese mi eccitò a tal punto che fui costretto a tirarmelo fuori, cominciando a masturbarmi.

-Bene, adesso vai verso il cesso… mi raccomando, sempre a quattro zampe.

Gattonava con quello scopino nel culo, come una vera servetta, ubbidiente ed efficiente.

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Appena arrivò davanti al cesso mi guardò, voltando la testa come avrebbe fatto un cane, chiedendomi -Adesso?-, con qual suo accento sudamericano.

-Adesso, per prima cosa, devi pulire la tavoletta. Ovviamente farai tutto con il solo aiuto della tua bella lingua.

Herrena tirò un sospiro di rassegnazione che mi inturgidì ancora di più, dopodiché iniziò a leccare la tavoletta del water con la sua lingua, trattenendo un conato di vomito.

Io continuavo a masturbarmi davanti a quella visione ultra-eccitante. Era una donna con uno scopino del cesso ben piantato nell’ano, intenta a leccare i miei sanitari. Avrei eiaculato per dodici anni consecutivi se solo avessi potuto.

-Ricorda di leccare bene gli angoli.- dissi, con tono da supervisore. Bene… bene. Adesso puoi passare a leccare sotto la tavoletta, però… ricorda… non puoi usare le mani.

-Ma come faccio?- domandò con un filo di disperazione nella sua voce.

-Se ricordo bene, nei nostri piani c’era l’accordo di non fare domande.

Così, la mia bella colf sudamericana iniziò a spingere con la testa la tavoletta, cercando di alzarla. Io continuavo a masturbarmi, guardando lo scopino del cesso scodinzolare a destra e sinistra.

-Dai, ci sei quasi. Sono sicuro che ce la farai. Rendi orgogliosi i tuoi figli.- dissi, cercando di ferirla profondamente nell’orgoglio.

Quando riuscì a sollevare la tavoletta del cesso, le dissi -Inizia a leccare il sanitario… fallo bene.- sghignazzando.

Le veniva da vomitare, si notava bene, inoltre qualche lacrima le stava sbavando il trucco attorno agli occhi. Adoravo vederle piangere. Era una cosa che metteva a nudo anche la loro anima e non solo il loro corpo.

Potevano ingannare tutti, ma non il sottoscritto. Anche a loro piaceva essere umiliate… era una cosa relativa all’animo umano, da sempre tendente al masochismo.

-Adesso facciamo un nuovo giochino.- sorrisi, avanzando verso di lei.

Stava per venire la parte che preferivo. Saper umiliare la gente era un’arte in tutto e per tutto e quella era la mia pennellata finale, un po’ come il rivolo di sangue utilizzato da Caravaggio per firmare il suo unico quadro.

-Adesso devi infilare la tua testolina dentro la tazza. Subito dopo sentirai su di te il mio piede che ti spingerà fino a toccare il fondo del water e l’acqua, poi, trattenendo il respiro dovrai lasciarti scorrere a dosso l’acqua dello sciacquone. Intesi? Per rispondere fami un cenno con la testa. Niente parole, mi raccomando.

Il cenno positivo mi fece quasi sborrare, ma rallentai la masturbazione, perché non era ancora il momento di venire.

Le spinsi giù la testa, sentendomi un po’ il re del mondo e tirai la catena. La guardai annaspare, mentre il suo culetto era afflitto dallo scopino del cesso. I suoi capelli bagnati, i gorgheggi e la disperazione allo stato puro mi fecero sborrare come mai avevo fatto prima.

Herrena fece per tirarsi su, ma io la spinsi ancora giù. Volevo solamente rimarcare il mio potere ancora una volta.

-Sei stata brava, piccola. Complimenti. I tuoi figli possono essere orgogliosi della loro mamma.- dissi, guardandola estrarsi lo scopino del cesso dal culo.

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